#LOTTOcontrolaviolenza, Asl Viterbo: "Doppio stigma – malattia e donna, quando il genere è complicanza. domani evento SIMSPe alla Cittadella della salute".
Alle ore 12 incontro tra esperti per fare sistema sulla lotta allo stigma vissuto dalle donne con un passato di detenzione, affette da patologie psichiatriche o disagio psicologico, tossicodipendenti.
L'iniziativa sarà trasmessa in diretta streaming sul canale Youtube della Asl
Domani, alle ore 12, presso la Cittadella della salute della Asl di Viterbo si svolgerà l’incontro “Doppio stigma. Malattia e donna: quando il genere è complicanza”, promosso da SIMSPe (Società italiana di medicina e sanità penitenziaria), da anni impegnata nella promozione della salute delle persone detenute.
L’appuntamento, realizzato nell’ambito della campagna #LOTTOcontrolaviolenza, è stato pensato come momento di confronto tra esperti per fare sistema sulla lotta allo stigma vissuto dalle donne con un passato di detenzione, affette da patologie psichiatriche o disagio psicologico, tossicodipendenti.
L’iniziativa, alla quale interverranno il direttore dell’SPDC della Asl 4 della Regione Liguria, Maria Laura Manzone, la psicologa Rosaria Ricci, l’ostetrica del Consultorio familiare di Viterbo, Eleonora Faccenda, e l’infettivologa Elena Rastrelli, sarà moderata da Giulio Starnini, direttore dell’unità della Medicina protetta - Malattie infettive, e da Angela Lagrutta, direttore dell’unità operativa Ser.D della Asl di Viterbo.
La partecipazione all’evento sarà possibile anche tramite la diretta streaming che sarà trasmessa sul canale Youtube della Asl di Viterbo.
“Sono i greci che si servono per primi di una parola (stigma) – commenta Elena Rastrelli, responsabile ROSE (rete donne SIMSPe), network nazionale della società sulla salute delle donne detenute -. Una parola che denota una particolare connotazione fisica (dovuta a handicap) o che può essere altresì riferita a particolari categorie sociali che, in qualche modo, vengono discriminate da quelle considerate ‘normali’. Lo stigma porta alla discriminazione e alla nascita di stereotipi che si ripercuotono nella società. La ‘diversità’ porta a far emergere caratteristiche particolari e quindi all’emarginazione, solo per il fatto che queste caratteristiche sono diverse”.
Nella storia le malattie mentali, il disagio psicologico, la tossicodipendenza, le malattie infettive hanno rappresentato condizioni stigmatizzanti, accentuando la solitudine e l’isolamento delle persone che ne soffrono. “Anche avere alle spalle un passato di detenzione – conclude Rastrelli - è ‘un marchio’ nella società e presenta fattori di fragilità peculiari. Vivere l’esperienza dello stigma al femminile è subire di fatto una doppia violenza, perchè l’essere donna di per sé spesso diventa un’ulteriore discriminante. L’esperienza della vita reale di esperti a confronto è, quindi, un momento di incontro e di condivisione di diversi punti di vista che guardano spesso la stessa persona che vive la propria malattia o un percorso di cura. E da un momento di dialogo, possono nascere nuove prospettive e proposte che si oppongono alla violenza dello stigma genere-specifico rafforzando un sistema integrato e multidisciplinare”.