Popolazione detenuta: Asl, Casa circondariale, Polizia penitenziaria e Garante dei detenuti insieme a tutela del diritto alla salute
Il tavolo paritetico al lavoro sul fronte della prevenzione, dei progetti individuali di salute, dell'equità di accesso alle cure, della tutela della privacy e della riduzione del rischio suicidario
Venerdì scorso si è svolto un incontro del tavolo paritetico per la tutela della salute delle persone detenute, presieduto dalla direzione sanitaria della Asl di Viterbo e dalla direzione della Casa circondariale Mammagialla di Viterbo, e nel quale partecipano la Polizia penitenziaria e il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale.
Il tavolo, operativo con cadenza mensile, si pone l’obiettivo di migliorare il sistema di erogazione delle prestazioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, in maniera efficace e appropriata, a garanzia dei livelli essenziali e uniformi di assistenza individuati nel Piano sanitario nazionale, nei piani sanitari regionali e in quelli locali.
Il tavolo si prefigge, inoltre, di trovare il giusto equilibrio tra la gestione di un sistema complesso, quale è la casa circondariale di Viterbo, il mantenimento dei livelli di sicurezza, la garanzia del rispetto della privacy e dei diritti del detenuto e il mantenimento dello stato di salute. Un vasto progetto che non può prescindere dall’interazione - integrazione positiva tra le diverse componenti unite dagli stessi principi fondamentali di equità, imparzialità, riservatezza e tutela.
In questi mesi, il lavoro del tavolo ha messo a punto diverse strategie utili al raggiungimento di obiettivi comuni. Cinque sono gli ambiti che hanno visto già il raggiungimento di notevoli risultati.
Sul fronte dei percorsi di telemedicina, ad esempio, sono state rese più accessibili le cure specialistiche, con metodiche innovative quali il telereferto per le indagini diagnostiche, il teleconsulto tra i professionisti, la televisita e l’utilizzo del fascicolo sanitario elettronico.
Il coinvolgimento della Centrale operativa aziendale della Asl, inoltre, ha rappresentato un momento di integrazione importante, principalmente per coordinare gli interventi sanitari da effettuare all’esterno del penitenziario. Particolarmente innovativa, prima nel Lazio, è la procedura per il rilascio della documentazione sanitaria, concordata da tutti i membri del tavolo, che semplifica l’iter di accesso da parte del detenuto stesso o di altri aventi diritto.
Un ulteriore punto qualificante del lavoro svolto fino ad ora è la messa a regime nell’ambito penitenziario dei Progetti individuali di salute (Pris), grazie a un’equipe di valutazione multidimensionale integrata, (chiamata Equipe Pris), che consente la gestione del percorso di salute del detenuto, dall’ingresso in struttura, mettendo anche le basi per una continuità delle cure al termine del periodo di detenzione.
Infine, a seguito dei lavori del tavolo, la Asl di Viterbo ha deliberato la revisione del Percorso diagnostico terapeutico assistenziale volto a rafforzare le attività di rilevazione e gestione del rischio autolesivo e delle condotte suicidarie che è diventato parte integrante del Piano locale di prevenzione. Il percorso prevede il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati che, in sinergia, mettono in campo misure volte alla riduzione del rischio e alla gestione degli eventi critici, grazie all’integrazione delle reciproche competenze.
“Il contesto detentivo costituisce di per sé un fattore stressante e traumatico anche per i detenuti sani – commenta il direttore generale ff, Antonella Proietti -. Lo è ancora di più in caso di patologie. Non dobbiamo dimenticare che i detenuti, ancorché vincolati a una sentenza che li ha privati della libertà personale, sono, nel preciso momento in cui entrano in contatto con il personale sanitario, dei malati con pari diritti e dignità di ogni cittadino”.
“La salute costituisce un bene insopprimibile di ogni uomo – aggiunge il direttore della Casa circondariale di Viterbo, Anna Maria Dello Preite. Quando la sua tutela deve essere garantita all’interno di una struttura detentiva, il rischio di restrizioni è molto alto, dovendosi contemperare le esigenze di assistenza sanitaria con quelle di sicurezza. Da questo punto di vista i progetti portati avanti dal tavolo paritetico, dalla telemedicina al coinvolgimento della Centrale operativa della Asl, al potenziamento delle attività di rilevazione e gestione del rischio autolesivo e delle condotte suicidarie, mirano essenzialmente a rimuovere ogni ostacolo all’affermazione dei principi costituzionali in materia di tutela della salute e di dignità umana.”
“L’esperienza del tavolo paritetico di Viterbo – conclude Stefano Anastasia, garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Regione Lazio – si sta mostrando molto proficua, perché consente di individuare efficacemente criticità e soluzioni condivise per la garanzia dei livelli essenziali di assistenza sanitaria alle persone detenute. Dalla diffusione di questa buona pratica credo che possano venire utili indicazioni anche per l’Osservatorio regionale sulla sanità penitenziaria che spero il nuovo assessore vorrà convocare al più presto”.