Alzheimer, una giornata con chi presta assistenza
L'aiuto ai malati e la messa a punto di tecniche di terapia cognitiva per arrestare il più possibile il decorso del morbo. Ecco la storia delle sfide quotidiane, a volte personali, dell'equipe del Centro Alzheimer della Ausl di Tarquinia
«Presto servizio all’interno del Centro Alzheimer fin dal primo giorno. Mia suocera quattro anni fa ha avuto un infarto del midollo spinale a cui ha fatto seguito un periodo di ricovero e riabilitazione. Tutto sembrava essersi risolto per il meglio fin quando non ci siamo accorti che cominciava a ripetere lo stesso pensiero due, tre, quattro volte di seguito. Rivolgendoci al nostro medico di famiglia abbiamo scoperto che si trattava di demenza degenerativa». Le parole escono fluenti dalla bocca di Daniela Bonotti, volontaria della Croce Rossa, presente due giorni a settimana nel Centro Ausl dedicato di via delle Torri a Tarquinia.
«Credo sia stata questa la spinta che mi ha portato qui dove sono ora. La necessità di essere preparata a tutte le evenienze e a supportare tutte le necessità – spiega con viva emozione Daniela -. All’inizio c’è stata la paura di non sapere che strada stavo intraprendendo, poi in questo luogo ho trovato l’aiuto necessario per andare avanti, sapendo che ci sarà sempre qualcuno pronto a venirmi incontro nei momenti di bisogno».
Al Centro, la “giornata tipo” ha inizio alle nove del mattino con l’arrivo degli ospiti, affetti da Alzheimer. Gli assistenti socio-sanitari li accolgono e insieme preparano la colazione. «Anche in momenti di svago come questi cerchiamo di svolgere attività di terapia cognitiva, stimolando la memoria e chiedendo loro cosa ricordano delle attività svolte nei precedenti appuntamenti – spiega Tatiana Battellocchi, operatrice sociosanitaria -. Cerchiamo di farlo in maniera non invasiva, fondendo terapia e quotidianità in un unico elemento».
A seguire, inizia la suddivisione in gruppi e l’avvio delle attività di tipo motorio o ricreativo. «Di solito li accompagniamo al di fuori della struttura per farli orientare nello spazio, camminando per le vie del Paese. Poi, una volta tornati alla base, li coinvolgiamo in attività di tipo manuale - racconta Tatiana -. Per Natale abbiamo realizzato un presepe con il compensato, ora stiamo preparando dei pulcini fatti con il cartone».
L’equipe della struttura si compone di un fisioterapista, un terapista occupazionale, uno psicologo e due operatori sociosanitari. In aggiunta, a seconda dei casi, possono intervenire altre figure professionali della Ausl, come l’assistente sociale, il geriatra o il medico di medicina generale.
«Una volta a settimana teniamo con i pazienti sessioni di riabilitazione cognitiva – spiega Brunetto De Sanctis, psicologo del Centro -. Quando accettiamo un nuovo utente redigiamo una valutazione psicologica e cognitiva relativa a memoria, attenzione e linguaggio. In questo modo abbiamo a disposizione una griglia di base dalla quale possiamo costruire un programma di riabilitazione».
Fondamentale il ruolo svolto dallo psicologo con i familiari che vedono rivoluzionata la propria vita per stare vicino ai propri cari. «L’obiettivo è farli diventare parte di un'equipe – spiega De Sanctis -. È necessario sviluppare un’alleanza per dar vita ad un raccordo terapeutico tra l’attività svolta qua dentro e la vita al di fuori della struttura. A tal fine svolgiamo degli incontri mensili in cui i parenti vengono tenuti al corrente dell’evoluzione della malattia e formati alla gestione dei sintomi nell’ambiente familiare».